Sergio Marchionne: cambiò le sorti della FIAT e dei diritti dei lavoratori

Tutti giornalisti, tutte le foto tirate fuori dal cassetto con "Il Sergio". Quanta dietrologia e politica del "carro vincente" in un momento in cui un R.I.P. valeva cento frasi. R.I.P. Sergio!


Un uomo che ha fatto molto e bene per la FIAT (leggesi Agnelli),  ma non ha fatto solo bene.


Ho pensato parecchio se fregarmene di quello che ho letto, ma non ce l'ho fatta. Brucia dentro di me l'idea che risultati aziendalmente eclatanti siano considerati senza tener conto delle persone e dei costi sociali e non, che si sono subiti. Ecco le due immagini, tra le più gettonate il giorno della morte di Sergio Marchionne. Criticatissima quella del "Manifesto". Posso dire che il Manifesto almeno dichiara di essere un giornale di partito (ma lo è ancora?), al contrario di tutti coloro che hanno pubblicato post radical chic inondando il web. 


Ora, non è mia intenzione nè dettagliare, nè criticare la storia incredibilmente potente dal punto di vista manageriale di Marchionne ed è mi intenzione rispettare la sua vita personale. Intendo solo elencare alcuni punti di riflessione e di chi ha tratto vantaggio del suo intervento in Fiat succedutosi, se ricordo bene, a quello in Philip Morris. Insomma parliamo con i fatti!

  • La Fiat si risolleva dopo anni bui (pro Agnelli) 
  • Il costo sociale in Italia è di quasi 100mila dismessi (pro Agnelli minus Stato e di circa 100mila operai)
  • In Italia ed anche in America, Marchionne riesce ad ottenere dei contratti capestro con gli operai, oppure "vado da un'altra parte a produrre" (pro Agnelli minus operai)
  • Anche in America Marchionne ottiene un prestito da Obama (pro Agnelli, come in Italia solo che là probabilmente i soldi li dovranno restituire. E pro America)
  • La Fiat diventa AngloOlandese (pro Agnelli costo sociale mancato gettito fiscale per l'Italia)
  • E' stato congruente (quasi sempre): non ha dichiarato che principalmente facesse tutto per gli operai o per salvare l'Italianità dell'azienda.

E' tempo che non mi interesso attivamente alla politica per cui ho vissuto un poco super partes tutto quello che Marchionne ha fatto e cavoli, non ho trovato solo cose buone.
Tempo addietro parlando con un politico, mi disse che
mi riteneva un "democratico moderato di sinistra e lo si capiva del valore che davo (dò) alle persone e del fatto che non avessi idoli da seguire". Capii ben poco della prima parte della frase. Mi piacquero molto le ultime parole, nella quali mi ritrovavo veramente in modo completo.

Di frasi celebri dette da Marchionne e riportate in questi giorni ne ho lette molte. Trovo molto belle queste ed anche contradditorie nei fatti:

""Esiste un mondo - scriveva Marchionne ai dipendenti - in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere. Non dimenticano i propri sogni nel cassetto, li tengono stretti in pugno. Si gettano nella mischia, assaporano il rischio, lasciano la propria impronta. È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida

regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita in quel luogo, non vive mai lo stesso giorno due volte, perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa"."
ed ancora

"Mi ricordo i primi 60 giorni dopo che ero arrivato qui, nel 2004: giravo tutti gli stabilimenti e poi, quando tornavo a Torino, il sabato e la domenica andavo a Mirafiori, senza nessuno, per vedere quel che volevo io, le docce, gli spogliatoi, la mensa, i cessi. Cose obbrobriose. Ho cambiato tutto: come faccio a chiedere un prodotto di qualità agli operai e farli vivere in uno stabilimento così degradato”... “Ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi". "Non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi. Anzi. Sono per il riconoscimento delle capacità delle persone, che abbiano trenta o sessant'anni". "Non è licenziando che si diventa più efficienti. Non è il costo del lavoro di per sé che fa la differenza tra un'azienda competitiva e una relegata ai margini del mercato."

Giustamente Marchionne veniva pagato dagli Agnelli per cui è normale che abbia fatto bene il suo lavoro. Ci poteva essere un altro modo? Mah, nessuno lo saprà e ci possono essere mille opinioni differenti. Se vogliamo trovare dei vincitori, ce ne è uno solo: il capitale (della famiglia Agnelli). Alla fine forse il miglior affare lo ha fatto lo stato Italiano e i suoi contribuenti di non dover più pagare gli Agnelli.

Non posso non andare a pensare ad Adriano Olivetti

Premio Adriano Olivetti - Aif -

Forse mi attirerò delle antipatie, ma non mi interessa, saranno guidate dalle loro fantasie di parte. Se quanto mori Steve Jobs in molti dissero che era uno st..."uno con un lungo pelo sullo stomaco" e si rivoltarono i "più" del web, così si può dire di Marchionne.

E se pensassi ad un domani del "capitalismo"?
Lo devo pensare così? No, ma per niente affatto!
Ho altri punti di riferimento. Eppoi andiamo pure di ipocrisia dilagante in tutte quelle aziende in cui si parla di "valori dell'uomo", appunto se ne parla: nei corsi e nelle riunioni. Sono poche le aziende che applicano i valori che dichiarano e sopravviveranno a lungo quelle che che fanno di questi valori le fondamenta della loro vita.

Forse su questo vale la pena riflettere perchè quando dal manager all'operaio, dal dipendente al CEO si dice "L'AZIENDA", ricordiamoci che ne siamo parte e la facciamo!

R.I.P. all'uomo Sergio Marchionne, come al mio vicino di casa mancato poco tempo fa lo dissi con sentimento, complimenti al Manager Marchionne. Peccato non poter sapere quali altre diavolerie avresti inventato per far andare più forte la Ferrari e vendere auto più belle: era quello in cui eri mago!

Buon cammino anime eternaute.

Alfredo M. Molgora

LIFEHEALING&PROFESSIONAL COACH
IPNOCOUNSELOR - EMOTIONAL MANAGER
https://www.realcoaching.it/

             
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