Dal Compromesso alla Moderna Mediazione: 6 attitudini necessarie

Dal compromesso alla mediazione moderna


Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo rivolto a chi cerca lavoro ho pensato  a qualcosa di diverso da ciò che si trova mediamente su ogni sito professionale che indica come fare il CV, come veicolarlo, come presentarsi ecc.,  informazioni di estrema utilità ma già note. 


Ho quindi pensato di considerare quali atteggiamenti personali sono più utili nella vita di tutti i giorni tanto da modificarla e, perché no, aiutarci ad ottenere vantaggi nella nostra vita, un lavoro nel momento del nostro colloquio. o qualsiasi altro, in svariati contesti relazionali


Nel mio lavoro incontro spesso persone che mi chiedono cose tipo: “aiutami a trovare un compromesso” o dicono,
“Ho trovato un lavoro che è un compromesso soddisfacente”
Oppure: “Con la mia proposta, ho ottenuto almeno il 40% di quanto mi spettava!”.

COMPROMESSO
E’ vero o no che se otteniamo dei compromessi che riteniamo anche soddisfacenti, non siamo totalmente contenti?
E fate ben attenzione al fatto che in qualsiasi momento della giornata ci troviamo a essere compromissori: gli spazi quando si cammina per strada,  un tavolo quando si va al ristorante, quando si chiede e quando si fa qualcosa.  
Al lavoro poi questo  accade costantemente e l’incontro tra i diversi livelli di gerenza fa sì che si crei una pressione dall’alto verso il basso dove, con il compromesso, si esce tutti perdenti.  

Ma come, direte voi, non era possibile diversamente!
Ne siamo proprio sicuri? ??

Le interpretazioni sono personali, chiedo aiuto al dizionario dei sinonimi per avere

 
un riferimento oggettivamente incontrovertibile che può chiarire qualcosa.

Per “compromesso” riporta tra gli altri i seguenti sinonimi:
danneggiato, intaccato, rovinato, pregiudicato, invalida-to, cedimento, via di mezzo, espediente, accomodamento, transazione, adattamento.
Senza addentrarsi in ricerche etimologiche, resta evidente come  la parola “compromesso”  evidenzi la perdita di qualcosa. Ma come, direte ancora, piuttosto che “perdere” tutto ciò che era “mio” ho anche portato a casa qualcosa. Questo è estremamente vero, ma siamo veramente consapevoli di ciò che abbiamo perso con il nostro atteggiamento “compromissorio”?
Era solo quel benefit, quell’aumento, quell’orario elastico, quel permesso per un week end, che ho perso nel compromesso? O qualcosa di più? Proviamo a soffermarci sulla sensazione che abbiamo quando c’è una situazione del genere:
ci sentiamo vincenti?
Abbiamo un livello di autostima soddisfacente?
Come vediamo l’altra persona?

MEDIAZIONE MODERNA
Quanto alla parola  mediazione”,  tolti i significati dei contratti giuridici, trovo d’aiuto i seguenti sinonimi: composizione, azione di collegamento, mettere in rapporto, mettere in relazione.

L’attuale società non fornisce altri sinonimi forse perché siamo sempre stati abituati a vedere l’altra parte come quella contrapposta da vincere.

I classici mediatori erano soliti entrare in campo con la visione di ciò che volevano accettare - limite della mediazione -, di cosa erano disposti a concedere -altro limite -, pronti a controbattere le richieste che pervenivano - altro limite.
Questo non è certo un rapporto di soluzione in cui le parti si possono trovare entrambi vincenti.
Tutto viene messo in relazione ad un solo livello della contrattazione: le risorse, che sono quelle, spesso limitate. Ciò comporta una perdita da parte di qualcuno. Vince comunque una delle parti  ma nessuna delle due si sente bene, almeno a lungo termine, credetemi.  E fate anche attenzione a quando si utilizza impropriamente la parola mediazione in un processo compromissorio.  Una mediazione riuscita ottiene la soluzione del problema in rispetto a tutte le esigenze dei partecipanti.

Ma come si può allora arrivare ad una soluzione del genere mi chiederete?
La vera mediazione è  “arrivare  alla soluzione” ampliando la visione ad un livello superiore: quello della persona, del significato delle richieste che vengono effettuate, astraendosi dal come e dal cosa inizialmente pensato. Entrare nel mondo delle “possibilità diverse” e dell’essere se stessi al 100%. Ciò può farci sentire bene, toglie i sensi di colpa, è foriero di rapporti duraturi e stabili, di performance eccezionali, di situazioni modificative e generative.
Possibile, anche se sicuramente non facile.

PARTNERSHIP COMUNICATIVA
E’ come creare una partnership per la soluzione!

Tenete presente che, alla fine, il vostro livello di  vero benessere e di autostima è inversamente proporzionale alla somma dei compromessi ottenuti sulle cose a scapito della vostra persona, delle vostre sensazioni  e delle vostre esigenze.
E’ questo il motivo per cui quando qualcuno mi chiede se presentandosi ad un colloquio deve apparire  come vuole il selezionatore, od accettare condizioni estreme per accaparrarsi il lavoro rispondo: “beh, se sei certo di quello che vuoi, mi dici per quanto tempo riesci ad essere diverso da te stesso e fingere senza  esaurirti?”

6 ATTITUDINI PER UN COMPORTAMENTO ORIENTATO ALLA “MEDIAZIONE”

Per riuscire bisogna anzitutto provare ed aiuta anche avere un riferimento per migliorare le nostre strategie, ovvero le modalità con cui affrontiamo le situazioni.

n un contesto di normalità clinica il Coach è una figura professionale che aiuta concretamente a raggiungere risultati incredibili in questo ambito tanto da strabiliarvi di voi stessi per quello che potete ottenere e dare, in completezza e rispetto, per voi e per gli altri.

FOCUSING
Entrambi le parti “devono” volere la soluzione della situazione e sono disposte a mettersi in gioco per arrivarci.  Quando nel procedere si crea un blocco, un contrasto è bene ricordarsi se questo è utile alla soluzione o solo, come accade molte volte, voler difendere la propria posizione in modo formale.

RECIPROCITA’
Il desiderio di consapevolizzare le proprie esigenze fa si che voi siate disposti a fare altrettanto con il vostro interlocutore. A nessuno piace non essere considerato. Per cui è lecito che, per esempio, a fronte di richieste in sede di colloquio si celi una necessità organizzativa o produttiva aziendale che è lecita e corretta. Comprendere quale sia ci permette di fornire alternative di soluzione ed, addirittura, aiutare chi ce la propone.
O, anche, può succedere che una richiesta relazionale sia la manifestazione celata di un atto di affetto non recepito e non manifesto.
Fate comprendere al vostro interlocutore che la vostra richiesta ha delle esigenze che vanno oltre alla stessa. Per esempio se richiedete un permesso in un momento critico, lo fate perché obbligati a monte da circostanze “pesanti”.
Questo è il primo passo di “consapevolezza” delle esigenze che sottostanno alle modalità richieste. Le esigenze si possono quindi soddisfare in modi diversi da quelli iniziali e che sono adeguati a tutti.
Nel caso provate anche a dirlo. Per esempio, come vi sentireste con una persona che dice:
“Mi fa piacere ci si possa parlare e sono pronto ad ascoltare quale sono le esigenze e le necessità per cui mi viene richiesto ciò. E grazie perché ho la possibilità di farti comprendere quali possono essere i miei desideri in modo che possiamo giungere ad una soluzione che ci soddisfi entrambi”
Siate convinti che, anche se non la conoscete ancora, esiste la soluzione che può soddisfare entrambi?
Se non lo siete andrete vs. la mediazione. Nel caso vi apriate a questa vision potrete arrivare alla mediazione.

OGGETTIVIZZARE
Astrarsi dall’emozionalità personale che è legata ad una situazione. In questo modo si può portare la discussione spesso spinosa, della critica di posizioni personali, a quella più tranquilla nell’area valutativa delle soluzioni migliori. Spiegatevi con fatti precisi, inequivocabili e confrontabili. Questo a volte è già sufficiente a redimere contrasti e superare scogli che sembravano insormontabili.
Anche qui si possono trovare modi per esprimere quello che si desidera fare, per esempio:
“Beh, capisco che la situazione suscita delle emozioni reciproche che sono molto importanti per entrambi e penso che ciò dia più valore a tutto… che ne dici se proviamo a considerare la situazione anche da un punto di vista oggettivo su cui confrontarci tranquillamente per ciò che desideriamo ottenere?”

BUONA FEDE
Nel senso che nessuno fa male a priori. Anche il pensare: gli sono antipatico, ce l’ha con me, o cose simili non cambia la situazione, anzi la complica. Se tornate ai primi due punti vi accorgerete che dietro un comportamento aggressivo ed una richiesta effettuata in modo maldestro ci sono motivi validi e che potete comprendere e magari anche condividere. Questo vi aiuta nel proseguire vs. la soluzione reciprocamente vincente.
Anche in questo caso è bene anticipare come si vuole procedere per non lasciare spiazzato il nostro interlocutore.
Per esempio possiamo dire: “ Capisco che non è tua intenzione, ma quando dici ………….. o fai………… attribuisco a ciò dei significati che sono miei certamente non sono questi.
Puoi aiutarmi a capire cosa intendi o vuoi ottenere?”

Fare questi punti nostri vuol dire dirigersi verso al mediazione senza “compromettersi”. Una volta percepito che esite questo contesto, si può continuare

GENERARE OPZIONI
Generare soluzioni alternative, senza giudizio, il più numerose possibili. Considerate le vostre buone come le “sue” perché, ora, entrambi avete il desiderio di trovare la soluzione migliore! Siate accettativi e propositivi.

GIUSTE RICHIESTE
In che senso giuste? Anzitutto che siano congruenti reciprocamente e mirate ad ottenere la soluzione, e soprattutto relative a considerare particolari esigenze vincolanti. Quindi non rapportate al modo, al mio solo tornaconto, ma al fatto che includano anche .
utile dire qualcosa tipo:
“Comprendo profondamente quanto è importante per  …………… e sono qua per fare il massimo affinché ci si possa riuscire. Possiamo pensare ad un modo che ti sia d’aiuto e compatibile con la mia situazione attuale, ti va?”

ESERCIZIO 1
Provate a “risolvere” questa situazione:
“Siete stati scelti per un secondo colloquio e quindi nella pratica con buone chance di assunzione. Vi viene chiesto, per motivi di servizio al cliente, di concludere indipendentemente dall’orario, il venerdì sera tutte le pendenze per poterle gestire immediatamente il lunedì mattina. Voi non potete perché avete un bimbo piccolo. Il venerdì sera la baby sitter esce prima e vostro marito va alla partita settimanale di calcetto. I nonni hanno la serata di bridge. E il lavoro vi piace, mediamente vicino a casa, ben remunerato ambiente giusto, ecc. Insomma questa richiesta è veramente l’unico grosso ostacolo. Come vi comportereste?
(se siete uomo considerate che è l’unica sera che avete per la partita con i vostri amici)

ESERCIZIO 2
Anna e Gianna hanno un arancia. Anna desidera una spremuta e Gianna vuole fare die canditi per una torta.
L’arancia è sufficiente per una o l’altra scelta.
Dimezzarla vorrebbe dire non avere sufficienti canditi e poca spremuta.
Come posso fare Anna e Gianna ad essere completamente ed entrambe soddisfatte?

Arrivati alla soluzione, anche nell’ambito della vita quotidiana, è bene porsi un riassunto che sia reciprocamente chiaro e d’impegno per entrambi le parti.

Arduo? Può essere, ma provate ora ad immaginare se in certi frangenti, o voi o altri vi foste ricordati di quelli che erano accordi precedenti quanti litigi e incomprensioni evitate!
O di quante volte si arriva a dire o sentirsi dire “avevo capito che tu…”

In casi di procedure ufficiali, è possibile una formalizzazione di accordo riassuntivo che deve essere chiaro nelle azioni e nei comportamenti, può anche avere forma scritta, essere rimodulabile e riassumere tutti i vantaggi e le soddisfazioni reciproche.

Va da sé che oltre ad una figura quale il Coach, sono d’aiuto tecniche di comunicazione e predisposizione personale e ricordatevi che: le altre persone sono sempre istintivamente portate ad allinearsi al vostro livello di predisposizione, benevolenza, accettazione e pazienza.


Quindi, siate voi, prima di tutti,
 il cambiamento che volete vedere negli altri.




Alfredo Molgora
Professional&LifeHealing Coach 
HypnoCounselor



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